Il Teatro Romano della città di Aosta


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Cenni storici

Il Teatro Romano della città di Aosta è datato intorno alla prima metà del primo secolo. Opera di epoca imperiale la sua struttura portante è costituita prevalentemente in pietra, mentre altre parti (delle quali restano oggi ancora poche tracce) sono in opera muraria. Una particolaritàera quella di essere uno tra i pochi teatri completamente coperti da un tetto (probabilmente in legno).
Questa particolarità e altre caratteristiche stilistiche lo pongono al di fuori dei canoni classici usati nell'architettura romana per opere simili. Il monumento ha una sua immagine storica che ce lo tramanda già così composto attraverso i disegni e le stampe dei primi viaggiatori del è 600. L'aspetto attuale è dovuto ad un intervento di restauro degli anni trenta di questo secolo.
Prima di questa fase la zona della cavea era completamente interrata e sulla facciata vi erano addossate degli edifici e delle costruzioni di tipo agricolo. Questo intervento di rimozione non deve essere, a giudicare dal confronto con alcune immagini dell'epoca, completamente esente da colpe nei confronti dell'attuale stato di conservazione del monumento.

I materiali

I materiali utilizzati per le strutture portanti sono essenzialmente di due tipi e entrambi di origine locale. Il piu utilizzato e diffuso è un conglomerato di origine fluviale chiamato tecnicamente Puddinga, mentre l'altro materiale è un travertino, il quale è poco diffuso nelle parti portanti ma è usato in modo massiccio nelle parti murarie.
Questi materiali sono impiegati in modo diffuso nella costruzione di tutta la città romana. Parti monumentali quali l'arco onorario all'imperatore Augusto e la porta principale della città sono infatti interamente costruiti in Puddinga, mentre altre parti delle porte laterali e l'intero rivestimento della cinta muraria è formata da blocchi travertino.
Le caratteristiche intrinseche di questi materiali sono all'origine della loro attuale situazione di degrado come della loro longevità. Entrambi, infatti, sono materiali assai porosi e capaci di distribuire i carichi evitando la formazione di zone particolarmente sollecitate.
Del resto la loro scelta è stata senz'altro dettata dalla similitudine che essi hanno con materiali chimicamente differenti utilizzati in modo massiccio a Roma, ovvero: il peperino e il travertino.
Il travertino è un calcare puro con qualche presenza di agglomerati o di vacuoli piu o meno grossi. La sua relativa solubilità all'azione degli agenti atmosferici è all'origine di formazioni di depositi calcarei o patine di ossalati, anche se la struttura assai massiccia ne limita gli eventuali effetti negativi sulle proprietà costruttive per le quali è utilizzato.
La puddinga è , come detto, un conglomerato formato da ciottoli di fiume piu o meno grandi legati da limo e un poco di cemento calcareo. La sua struttura presenta zone di completa assenza di legante o piccoli fori fra un ciottolo ed un altro. La capacità di resistenza agli agenti atmosferici è quindi limitata dalla scarsa quantità di legante presente ed è condizionata dalla velocità con la quale l'atmosfera può attraversare gli strati della materia che compongono queste pietre.
Gli studi per determinare queste caratteristiche intrinseche della "respirazione" del monumento sono ancora in fase di studio e di acquisizione da parte del laboratorio di analisi della Soprintendenza.

Situazione attuale

La situazione conservativa del monumento è piuttosto critica al punto che già da tempo la struttura era stata circoscritta e limitata nella sua affluenza da parte del pubblico in quanto spesso si era avuta la caduta di alcune parti frammentarie dei conci di pietra.
L'attuale fase di studio del monumento ha previsto una serie di indagini che hanno interessato la fisica, la biologia e la chimica della conservazione. La prima parte dello studio è stata condotta in collaborazione con L'Istituto Centrale per il Restauro di Roma è ha riguardato la raccolta e la verifica delle condizioni climatiche dell'intorno e della superficie del monumento.
Questi dati erano utili per verificare quelli che potessero essere dei fattori critici per un oggetto esposto all'aperto e in un contesto particolare (per quanto riguarda gli studi finora effettuati) dovuto al clima alpino. Un clima assai secco che favorisce i fenomeni di irraggiamento in quanto poco protetto dall'assorbimento energetico dovuto all'umidità.
In concomitanza sono stati effettuate una serie di campagne di prelievo di materiale, soprattutto di quello di neoformazione, atte a studiare sia la composizione e la provenienza dei materiali impiegati che le cause di maggiore degrado. A questo approccio si sono associate delle sperimentazioni applicate che hanno avuto lo scopo di definire l'aggressività ambientale.
Queste prove condotte in collaborazione con il centro Gino Bozza del CNR di Milano, associate ai rilevamenti di tipo ambientale forniti da una centralina per il rilevamento degli inquinanti atmosferici, sono stati utili per dare il quadro di quella che è l'attuale situazione riguardo all'aggressività ambientale e, soprattutto, di quali saranno i fattori piu a rischio per la conservazione del monumento dopo l'intervento di restauro.

Ipotesi di intervento

Questo insieme di dati ha lo scopo di formalizzare il tipo di intervento che dovrà essere fatto sul monumento. Questa è una scelta tutt'altro che semplice e che implica un ragionamento assai profondo sia sulle condizioni e sui materiali da utilizzare sia sulla successiva esposizione del monumento.
La ricerca di quei parametri che maggiormente possono interagire con le pietre usate e con gli eventuali reagenti o protettivi possono portate a scelte anche difficili tra le quali si ipotizza addirittura la copertura completa dell'area.
Questa è senz'altro una ipotesi estrema, segno anche dell'impotenza mostrata dagli uomini di fronte ad alcune particolarità dell'ambiente in cui vive. Per ottenere una risposta almeno indicativa un aiuto potrebbe essere fornito proprio dall'uso dei sistemi informatici con i quali si possono verificare dei modelli di comportamento capaci di definire quantitativamente l'aspetto probabile di un evento permettendo così di scegliere le strade meno pericolose per la conservazione di questo che è uno degli esempi della ricchezza del nostro patrimonio storico culturale.


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